La croce-reliquiario in oro e argento, a bracci espansi e potenziati alle estremità con un settore di cerchio, ornata di smalti e gemme, ospita in una teca alcuni frammenti ritenuti parte del legno della Vera Croce. Attorno alla teca cruciforme centrale, coperta da un cristallo, che conserva la preziosa reliquia, alle quattro estremità, dentro placche circolari, le figure degli Evangelisti (Luca, alto; Giovanni, sinistra; Marco, destra; Matteo, basso); al di sotto, due dolenti figure sbalzate in argento dorato, laterali al fusto della croce, raffigurano la Madonna e San Giovanni; sul piede dell’opera, l’arme nobiliare dei Carafa. Creduta quella commissionata dal vescovo Leonzio e perciò battezzata col suo nome, questo splendido oggetto d’arte e di fede (o almeno la sua faccia principale in oro, smalti e gemme) è considerato dagli studiosi un caposaldo dell’attività del laboratorio orafo normanno di Palermo. In effetti la filigrana “a vermicelli”, i castoni “a cestello” delle gemme, la fattura e la gamma cromatica degli smalti cloisonnés, le immagini dei quattro Evangelisti e il sistema stesso di fissaggio delle lastrine circolari smaltate al corpo della croce entro castoni a dentelli triangolari poi ribattuti, sono tecniche orafe comuni ad altri manufatti oggi per lo più ritenuti di produzione siciliana, palermitana, o comunque meridionale. La parte retrostante fu integrata da una nuova faccia (quella che oggi si vede) in lamina d’argento sbalzata, con l’Agnus Dei al centro e i simboli degli Evangelisti ai lati.