Questo ciclo di quattro statue, che comprendeva anche un San Domenico e un San Tommaso d’Aquino, provenienti da un convento domenicano, furono commissionate dagli oculati frati con un occhio alla bellezza e con l’altro al risparmio. Hanno la singolarità, infatti, di essere scolpite nell’economico legno, ma di sembrar prezioso carbonato di calcio: un espediente realizzato dall’artista grazie a una spessa preparazione gessosa e a una pittura a finto marmo. Spada fiammeggiante in mano, in atto di assestare il colpo di grazia al drago infernale, l’Arcangelo Michele è il protettore della Chiesa universale ed è invocato a guida delle anime che dal purgatorio ascendono al cielo. È Patrono di Napoli dal 1691, così come lo è il laborioso San Giuseppe (dal 1690), “uomo giusto”, secondo il Vangelo di Marco.