Tra guerre e terremoti, rivoluzioni, carestie ed eruzioni, la vita quotidiana a Napoli non fu facile. Eppure quando, nel 1656, una mortifera epidemia di peste colpì la città, nessuna catastrofe del genere s’era ancora mai vista sotto questo sole: in soli sei mesi la peste fece piazza pulita in tutto il Regno e nella sola capitale uccise più di 400.000 napoletani. Centinaia di cadaveri furono scaricati nelle cave di tufo fuori le mura cittadine (divennero un ipogeo per gli indigenti chiamato cimitero delle Fontanelle), mentre cataste di corpi ammorbavano le strade cittadine e nei roghi bruciava carne umana e processioni (come quella ritratta a destra) invocavano l’aiuto della Madonna del Carmine.