Le due figure giacenti a rilievo, ritratte dentro le loro eleganti, metalliche armature, quasi certamente provenivano dalla chiesa vecchia e facevano parte di due monumenti funebri parietali speculari. Incassate nelle pareti del comunichino all’epoca del rifacimento dell’ambiente (1726-1733ca.), in posizione rotata di 90° rispetto all’originale sistemazione nella chiesa angioina, le due opere sono assegnabili ad ambito di Geronimo d’Auria, con una datazione compresa tra la fine dell’ottavo e la fine del nono decennio del Cinquecento. Le armature dei cavalieri dormienti, equipaggiati anche con guanti, elmi e spade (posti di lato), erano assemblate unendo le piastre con rivetti e cinturini, per offrire massima protezione e totale libertà di movimento. In particolare queste sono del tipo “milanese” che, grazie alla loro forma ben arrotondata, offrivano un angolo davvero scarso di impatto ai colpi nemici. Per difendere poi i punti deboli dell’involucro (ascelle e gomiti), sulle giunture ecco sovrapposti dischi mobili e lamelle metalliche. Al fine di sopportarne l’uso per lunghi periodi, il loro peso (dai 15 ai 26 kg) era ben distribuito su tutto il corpo grazie a un sistema di incastri e cinturini.