In foto particolare del quadro in mostra:
Santa Maria Maddalena – Artemisia Gentileschi
Olio su Tela, 170x133x10 cm
Firenze, Palazzo Pitti
Artemisia Gentileschi
tra Roma, Firenze e Napoli
Ancora in esposizione, fino al 30 Luglio 2023, i due grandi capolavori di Artemisia Gentileschi, “Annunciazione” e “Giuditta e la sua ancella con la testa di Oloferne”
Quello di Artemisia Gentileschi (Roma 1593-Napoli post 1654) è oggi un nome di grande richiamo, e molto numerose sono state, specie negli ultimi due decenni, le mostre monografiche a lei dedicate in tutto il mondo, da Firenze (1991) a Roma, New York e Saint-Louis (2001) e da Milano (2011), Parigi (2012) e Roma (2016) sino a Londra (2020).
Difficile è discernere quanto di questo crescente successo si debba alla sua avvincente vicenda umana e biografica, alla sua rara figura di donna pittrice, alla nota vicenda dello stupro subìto dall’altro pittore Agostino Tassi, al mito femminista di “donna forte” e all’interpretazione delle sue crude versioni del soggetto di Giuditta che taglia la testa ad Oloferne come proiezioni del suo desiderio di rivalsa e di vendetta, e quanto si debba invece all’effettiva e ormai riconosciuta grandezza della sua arte. Certo è che Artemisia, figlia del celebre artista pisano Orazio Lomi Gentileschi, già nel 1610 forniva a Roma le prime prove del suo talento, della sua fedeltà e della sua peculiare interpretazione del naturalismo di Caravaggio e del suo stesso padre Orazio. Certo è che le sue tante Giuditte, a cominciare da quella precoce del Museo napoletano di Capodimonte sino quelle della Galleria Palatina e della Galleria degli Uffizi a Firenze, rappresentano forse la traduzione più efficace, originale e violenta del soggetto per almeno due volte prescelto da Caravaggio, e cioè quello del momento stesso in cui l’eroina ebrea affonda la sua spada nel collo del condottiero nemico, facendone sgorgare il sangue a fiotti. Certo è che sia a Roma, sia a Firenze, sia a Napoli – i luoghi dove più a lungo ella si trovò a lavorare – la sua pittura forte, naturalista, ma insieme preziosa e raffinata, riscosse grande successo, vuoi presso i collezionisti, vuoi presso i maggiori pittori del tempo che con lei si trovarono a interloquire e a collaborare. Certo è che questa fama dové accompagnarla anche fuori d’Italia, portandola nel 1638 ad accettare l’invito del re d’Inghilterra e a raggiungere il padre a Londra.
Nonostante l’importanza e il numero degli anni trascorsi in città tra il 1630 e il 1654, Napoli – in questi ultimi mesi a cavallo tra il 2022 e il 2023 per altro sede di una importante mostra dedicata al soggiorno partenopeo della pittrice e al suo rapporto cogli artisti meridionali – non ha mai però ospitato un’esposizione monografica dedicata alla sua vita e alla sua carriera o un approfondimento dedicato alla sua formazione, al rapporto con l’opera del padre Orazio o con la lezione di Caravaggio. La mostra ora organizzata al Museo Diocesano di Napoli, vuole provare a risarcire questo vuoto, collegando l’attività napoletana alla formazione e alle tappe fiorentine e romane della carriera di Artemisia, e a presentare così ai napoletani e a un più vasto pubblico – grazie agli importanti prestiti di opere talvolta molto note e talvolta ancora poco conosciute o del tutto sconosciute ottenuti dalle Gallerie degli Uffizi e di Pitti, dal Museo di Capodimonte, da altri musei e fondazioni e da alcuni collezionisti privati – le origini e il percorso di vita e d’arte di questa straordinaria figura di donna e di pittrice, che tanta parte ha avuto nella formazione del linguaggio degli artisti meridionali del “secolo d’oro”.
Periodo Mostra
29 aprile – 3 luglio 2023
*Orari Mostra
Lunedì: 9:30 – 16:30 (ultimo ingresso 15:30)
Martedì: Chiuso
Mercoledì: 9:30 – 16:30 (ultimo ingresso 15:30)
Giovedì: 9:30 – 16:30 (ultimo ingresso 15:30)
Venerdì: 9:30 – 16:30 (ultimo ingresso 15:30)
Sabato: 9:30 – 16:30 (ultimo ingresso 15:30)
Domenica: 9:30 – 14:00 (ultimo ingresso 13:15)
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Il Museo effettua servizio di orario continuato.
*Gli orari possono subire variazioni